giovedì 22 aprile 2010

Il carbone conquista i cuori

Tre anni fa si parlava di un altro modello di sviluppo. Oggi la parola chiave è "governare la riconversione". Sono passati cinque anni da quando Enel annunciò la riconversione a carbone dell'impianto di Polesine Camerini. Molti tra i contrari di allora, oggi sono saliti sul carro del vincitore.

La televonevela della riconversione a carbone inizia nel 2005, quando Enel abbandona l'ipotesi di alimentare la centrale a orimulsion, proponendo il nuovo progetto. Occorreranno quattro anni per arrivare al parere positivo della Commissione Via nazionale, soprattutto per la spinta impressa dal governo Berlusconi, che consentirà di aggirare con un emendamento l'ostacolo della legge regionale sul Parco del Delta del Po. Per molto tempo, in realtà, il progetto di Enel stenta a convincere molti sindaci del Delta e perfino le associazioni di categoria, ad esclusione di Confindustria. Perplessità non mancano nè a sinistra, nè a destra, anche perchè molti polesani sono consci dei danni per ambiente e salute causati dalla vecchia centrale termoelettrica. Come sintetizza l'ex onorevole Giuseppe Fini nel 2007, "io di questa Enel non mi fido"
Del resto il nuovo progetto non è meno controverso della gestione passata, tanto che finirà per essere oggetto di un'indagine della Procura, corredata da perizie che mettono in dubbio le stime di Enel sugli effetti della centrale per l'ambiente e giungono alla conclusione che non c'è posto per una centrale a carbone in un'area in cui la qualità dell'aria è già sufficientemente compromessa. Purtroppo l'indagine della Procura viene alla luce nel 2008, quando il clima in Polesine è cambiato: molti contrari di un tempo sono passati nelle fila dei sostenitori del progetto e parlano di "ambientalizzazione" dell'impianto e delle succulente ricadute economiche per i polesani.

Tutti uniti contro il carbone: è il 2007
Una delle tappe storiche della lotta alla riconversione è il clamoroso documento siglato nell'agosto 2007 da associazioni di categoria e alcuni comuni nella Camera di Commercio di Rovigo (leggi il documento unitario in formato .pdf). "No al carbone, sì al metano. Meno danni all'occupazione, meno danni alla salute" è l'attacco del documento, slogan che oggi verrebbero bollati come becero ambientalismo. "In Polesine è possibile un altro sviluppo, in cui non c'è posto per le centrali a carbone", scrivono i promotori, che ritengono "inaccettabile anche solo ipotizzare un nuovo ciclo produttivo che preveda l'impiego del carbone" e ribadiscono: "Vogliamo uno sviluppo compatibile con la vocazione economico-ambientale del nostro territorio", cioè fondato su turismo, pesca, agricoltura di qualità, allevamento di mitili. A siglare il patto contro il carbone sono Apar Confartigianato, Ascom Confcommercio, Confesercenti, Coldiretti, Cia, Upa Casa, Consorzio Pescatori Delta Nord e i Comuni di Loreo, Porto Viro, Rosolina, Taglio di Po e Rovigo.
Ben pochi rimarranno coerenti fino alla fine: solo il Comune di Rosolina, ad esempio, presenterà ricorso al Capo dello Stato (poi trasferito al Tar) dopo l'approvazione del nuovo impianto da parte del Ministero dell'Ambiente. Nel febbraio 2008, in occasione di un incontro pubblico sulla riconversione, Loreo e Taglio di Po risultano ancora tra i detrattori del progetto, ma scompariranno presto dalla lista. Tra quelli che cambieranno idea, c'è inevitabilmente l'Api, che l'anno successivo alla stipula del documento si fonderà con Confindustria e ne sposerà, volente o nolente, le posizioni pro carbone.

Si&nergia converte alla riconversione
Molti cambieranno idea dopo l'ingresso in campo di un nuovo soggetto, targato Enel, il Comitato polesano per lo Sviluppo, che nel 2008 si presenta con "Si&nergia", un progetto che mira a creare ricadute economiche legate alla riconversione, dalle biomasse alle vie navigabili. I promotori sono Maurizio Zambon e Maurizio Ferro, due dipendenti dell'Enel. L'obiettivo è chiaro: convertire alla riconversione il maggior numero possibile di oppositori, in nome dello sviluppo economico per tutto il territorio. Il piano funziona: "governare le ricadute economiche" diventerà il nuovo mantra di molti no coke della prima ora. Il Comune di Porto Viro, ad esempio, entrerà nello staff del progetto, mentre Confartigianto e Ascom saranno tra i primi ad allinearsi alla proposta del Comitato, sposando il carbone in nome dello sviluppo economico.
Di lì a poco sarà tutto un fiorire di comitati, a partire dal belligerante Comitato d'Azione dei Lavoratori, incarnato sempre da Ferro, che invaderà le pagine dei giornali con appassionate dichiarazioni d'amore per il carbone e infervorate invettive contro gli ambientalisti che ancora si oppongono al progetto. Alle posizioni di Enel si allineeranno non solo categorie economiche ed enti locali, ma anche buona parte della carta stampata, che inizierà a sposare il nuovo culto.
Cambiano le parole. Il carbone diventa pulito, la riconversione diventa ambientalizzazione e la nuova filosofia è "governare la riconversione". Fine della lotta, spazio al pragmatismo: siccome la centrale ormai l'hanno autorizzata, dicono gli ex no coke, tanto vale studiare come guadagnarci dei soldi, sempre però chiedendo "la tutela dell'ambiente e della salute dei polesani". 

Riconversione politica
Il caso più noto di "conversione al carbone" è quello del consigliere regionale Carlo Alberto Azzi (Pd), per molto tempo contrario al progetto, poi improvvisamente passato tra i più strenui fan della riconversione, al punto da proporre, un paio di anni fa, una vera e propria modifica della legge regionale del Parco del Delta del Po, il  famigerato emendamento Azzi-Frigo ("Per fare uscire allo scoperto la destra", dichiarò Frigo. Fortunatamente la geniale pensata non riuscì, ma Azzi e Frigo guadagnarono comunque i complimenti di Galan). Meno attivo, ma certo altrettanto impegnato sullo stesso fronte è il consigliere provinciale Franco Grotto, ex socialista passato di recente al Pd, entrato nel direttivo di Si&nergia, come rappresentante del Consorzio Romea, che raccoglie varie imprese interessate all'indotto.
Che nel centrosinistra ci sia più di un esponente favorevole al carbone è cosa nota, altrimenti la Provincia non avrebbe mantenuto in tanti anni una posizione nebulosa ed equilibrista sull'argomento. Quello che manca, semmai, è un vero e proprio contrappeso. Semmai, domina il pragmatismo. Esemplare un'intervista al consigliere regionale Graziano Azzalin (Pd) durante la scorsa campagna elettorale. Domanda: lei è favorevole o contrario alla riconversione? Risposta: "La riconversione a carbone ormai è stata decisa. Ora che il processo è stato avviato agli enti locali spetta il compito di governare la trasformazione perchè non entri in collisione con le esigenze del territorio. La difesa degli interessi energetici ed occupazionali va accompagnata ad un rigido monitoraggio da parte di strutture terze che vigilino sul rispetto dei limiti di emissione per la salute dei cittadini". Azzalin non è il solo. Nel 2009 la minoranza di centrodestra in consiglio provinciale tende una trappola alla maggioranza, presentando un ordine del giorno in cui chiede di esprimersi sul carbone: La sinistra - costretta a votare un documento sostanzialmente pro carbone - si scagiona più o meno con queste parole: "Non è un voto a favore del carbone, ma per la gestione della riconversione". Insomma, la riconversione non va più osteggiata, ma "governata".

* Questo doveva essere un articolo da proporre a Carta, abbozzato più volte e mai finito per ragioni di tempo. Intanto pubblico la bozza.

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