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lunedì 22 giugno 2015

Zena, nel cuore della migrazione

Inutile spendere più di una riga sulla "emergenza profughi", su come l'informazione tratti malissimo l'argomento e molta politica ci speculi su.
Per la Giornata del rifugiato avevo pensato di scrivere qualcosa per gli amici di rovigoindiretta.it, che fosse lontano dai soliti luoghi comuni. Sono andato, così, a ritrovare una persona che non sentivo da un pezzo.
Un'amica? Una collega? Sicuramente una persona che stimo, cui sono affezionato e che avevo voglia di risentire. Conosco Zena Abram dal 2013, quando ha fatto il Servizio civile da noi. Oggi lavora a Milano.
Non so quanto entusiasta fosse di una proposta di intervista. Ci siamo inseguiti telefonicamente e via Facebook per una settimana, così alla fine l'intervista è uscita un paio di giorni dopo la "Giornata". Di sicuro non mi ha deluso. Anzi: ho detto che mi aspettavo qualcosa di diverso dai soliti luoghi comuni (compresi quelli "buonisti") e sono rimasto sorpreso pure io. Del resto, un privilegio di fare giornalismo è la possibilità di essere i primi ad informarsi e formare la nostra visione del mondo.

L'intervista è on line: www.rovigoindiretta.it/rovigo-e-dintorni/2015/06/22/da-rovigo-a-milano-per-aiutare-chi-dalleritrea-vuole-arrivare-in-svezia-zena-nel-cuore-della-migrazione

domenica 23 ottobre 2011

Rovigo: la crisi del Carroccio la pagano i migranti

da estnord.it del 20 ottobre 2011

Prima un regolamento sulle case popolari che assegna la priorità ai residenti, poi la cancellazione di un progetto di accoglienza per migranti. A Rovigo iniziano a vedersi gli effetti del cambio di giunta di maggio, quando il centrodestra di Bruno Piva ha strappato al centrosinistra il governo della città. Manca solo la classica ordinanza anti accattoni, che presto o tardi arriverà, per completare una serie di provvedimenti contro immigrati e poveri, che sembrano più che altro funzionali a sostenere una Lega Nord in crisi [nella foto il segretario provinciale Antonello Contiero].

mercoledì 3 novembre 2010

Anche il Veneto a rischio Cie. E la mobilitazione si rafforza

pubblicato su Terra a Nordest del 2 novembre 2010

Viene quasi da ringraziare il ministro Maroni e il governatore Zaia per la proposta di costruire il primo Cie veneto in provincia di Rovigo. La loro ipotesi di collocare nell’ex base militare di Zelo il centro identificazione ed espulsione per immigrati irregolari, infatti, un effetto benefico l’ha già ottenuto: portare al centro dell’attenzione, grazie alla forza della cronaca, una questione quasi sconosciuta alla maggior parte della popolazione.

sabato 25 settembre 2010

Clandestino Day: diario confusionario

foto rubata a Sante l'edicolante via facebook
A Ceneselli probabilmente non si era mai visto un simile schieramento di forze. Camionette della polizia e dei carabinieri presidiano la piazza fin dal tardo pomeriggio. Al bar si comincia a parlare di una manifestazione a Rovigo, contro il Centro identificazione ed espulsione (Cie) che vogliono costruire a quattro chilometri da lì, nell'ex base militare di Zelo. A sentire le voci che girano, nel capoluogo polesano a 45 chilometri di distanza, ci sono tafferugli, scontri, una decina di feriti. E' il solito refrain di un'Italia in preda alla paura.

martedì 21 settembre 2010

La sospensione dell'incredulità

La sospensione dell'incredulità è un carattere semiotico (inventato credo da Coleridge) che consiste nella volontà, da parte del lettore o dello spettatore, di sospendere le proprie facoltà critiche allo scopo di ignorare le incongruenze secondarie. Un carattere assolutamente indispensabile anche per seguire il dibattito in consiglio provinciale sul Cie, in una gran confusione tra "cose di destra" e "cose di sinistra", un Pdl muto e una Lega che, invece, purtroppo parla eccome. Senza sospensione dell'incredulità, una persona sana di mente si sarebbe alzata in piedi dopo cinque minuti, chiedendo se della libertà di espressione fa parte anche la libertà di parlare a vanvera.
Impossibile scrivere tutto in un articolo di giornale. Vuoi per lo spazio, vuoi perchè non tutto si riesce a rendere pienamente quando ti imponi di scrivere in uno stile anglosassone. Ci sarebbe voluto un articolo solo per raccontare l'intervento infervorato di Marco Trombini, il sindaco di Ceneselli, che rivendica l'appartenenza al Pdl, ma poi infila una parentesi a metà ("il mio partito... ma non so a dire il vero se è ancora il mio partito") e difende la sua posizione di contrarietà al Cie, anzi ai Cie, contro la Lega e contro i silenzi complici del Pdl. Si infervora, Trombini, al punto da lasciarsi andare ad un "Cristo d'un Dio" che fa storcere il naso alla presidente della Provincia, Tiziana Virgili, cattolica devota. Si infervora come dovrebbe infervorarsi un politico serio, che rivendica "io sono stato eletto dalla mia città per portare progetti di sviluppo, non il Cie". E con che maggioranze bulgare è stato eletto il sindaco di centrodestra, in uno dei feudi rossi del Polesine. "E cosa gli dico ai miei elettori? Cosa gli dico a chi va a fare piastrelle a Mirandola per 900 euro al mese?" Non sono per lo sviluppo ad ogni costo, ma questro è uno che sa parlare bene alla gente, senza tra l'altro ricorrere alla rozza retorica leghista. Insomma, lo voterei io che sono di sinistra.
Agli amici leghisti non la manda a dire. "Chi dice che il Cie è un'opportunità, mente sapendo di mentire". A dirlo era stato il direttore della Voce, Andrea Panozzo, che si sa dove è collocato. E la geniale proposta del leghista Corazzari, di chiedere soldi per l'ospedale di Trecenta in cambio del Cie? "E' indecorosa". Al Pdl, che non si è ancora espresso ufficialmente, l'accusa di essere stato "compiacente" con il proprio silenzio. Come minimo. Perchè l'accorato Trombini con qualcuno del Pdl è proprio incazzato. Tipo con l'assessore Giorgetti, reo di avere esultato per la vittoria del Pdl veronese, che è riuscito a scaricare su Rovigo la patata bollente. Simpatico in effetti.
Poi, tanto per non essere quello del "no" e basta, tira fuori dal cassetto il suo progetto per l'ex base di Zelo. Altro che Cie. Lui ha già siglato un accordo con aziende di Bolzano, Budapest e della Germania per un parco fotovoltaico con centro ricerca sulle energie rinnovabili. Insomma, non ci sta a barattare un progetto economico con una ciofeca che non porta nessun beneficio al territorio. "Dicono che avremo la videosorveglienza. Sai cosa me ne faccio della videosorveglianza in mezzo ai campi? Niente!" E poi, giusto per uscire dalla sindrome di Nimby, ancora una volta i dubbi sui Cie: "Questa situazione mi ha fatto girare lo sguardo su queste strutture. Mi sono documentato. I Cie come strutture non dico che vadano eliminate, ma almeno vanno riviste".

Trombini è ovviamente una mosca bianca. Il Pdl coglie ancora una volta l'occasione per non dire niente, salvo ridacchiare e brontolare agli interventi degli altri. Il bersaglio preferito del centrodestra è Giovanna Pineda, l'assessore comunale di Rovigo, che altrettanto accoratamente affronta il tema dei diritti umani e dei diritti delle donne. Parla di gente fatta sparire, di stupri, di violenze. Di donne violentate che denunciano il proprio aguzzino, ma siccome sono clandestine finiscono in un Cie, con il paradosso "che la vittima viene incarcerata, mentre l'aguzzino magari rimane a piede libero". O il caso di Faith Awiwo, nigeriana finita in un Cie per avere denunciato le violenze del compagno e poi rispedita in Nigeria, dove è condannata a morte, in barba al diritto e all'umanità. Per la prima volta la Pineda non parla a braccio e infatti il suo intervento riesce bene.

Ma i fatti che espone scandalizzano il centrodestra. Uno del Pdl (non ricordo il nome, ma non importa) addirittura esce dall'aula sdegnato, poi avvisa il direttore di un giornale locale via sms del suo eroico gesto, di cui non si è accorto nessuno. Il leghista Michele Franchi si crede spiritoso e definisce l'appello per i diritti umani "un'omelia come non ne sentivo dalla mia cresima". Nel gergo leghista, un intervento misurato sui diritti umani è "un'omelia". Ma a parte l'umorismo, quando si tratta di tornare seri a destra è tutto un arrampicarsi sugli specchi. Franchi prima dice "stiamo discutendo sul nulla, perchè non c'è ancora nessun progetto concreto" (e certo, aspettiamo che lo abbiano già costruito, allora), poi però annuncia la propria conversione alla causa del Cie: "Ero contrario, ma oggi penso che se lo faranno non possiamo dire solamente no. Lo farebbero lo stesso e non ci guadagneremmo nulla". Già sentita, carissimo. L'ha imparata bene l'arte della politica, il giovanotto, che infatti spara: "Cerchiamo di ottenere il meglio, magari impiegando aziende polesane nella costruzione e nella gestione". Non l'hanno ancora fatto e già pensano agli appalti. Pare di sentire il rumore dei registratori di cassa.
Il leghista dell'ultima ora Doriano Gibin, invece, scarta la questione: "Siamo qui per parlare di immigrazione, non concentriamoci sul Cie". E attacca il refrain leghista dei 4 milioni di immigrati che "se non lavorano, bisogna trovare una soluzione" e quello delle tradizioni e della cultura, chè "il polesano non vuole rinunciare alle sue tradizioni", eccetera, accompagnando l'esposizione con un tono di voce e gestualità melliflui. "Noi siamo i primi a preoccuparci dei diritti umani", chiosa a più riprese il rappresentante del partito che fa respingere i migranti a colpi di mitragliatore. A sentire questa destra ipocrita, viene da rivalutare la schietta oratoria mussoliniana e hitleriana. Almeno Contiero sfodera il meglio del repertorio demenziale padano quando si rivolge al consigliere Franco Grotto: "Ti piace il cous cous? Mangiatelo pure, che mi me magno pan e salame". Cosa c'entri tutta questa pippa retorica sulle tradizioni e la gastronomia con permessi di soggiorno, espulsioni e centri di detenzione, non si sa. Gibin infatti viene invitato a stare in tema dal presidente del consiglio provinciale e si incazza, accompagnato dagli strepiti di sdegno degli alleati.

Anche perchè prima di lui a finire fuori tema era stata Oriana Girardi, con un intervento tutto politico sulle false promesse del governo in materia di sicurezza, tra tagli alle forze dell'ordine e leggi sulle intercettazioni. Tutto pertinente con il tema della sicurezza, non molto con quello dell'immigrazione. Tra l'altro, che il tema dell'immigrazione e quello della sicurezza debbano andare a braccetto dovrebbe essere un teorema esclusivamente leghista. Ma l'approccio è evidentemente tatticistico: affrontare il nemico in casa sua.
A sorpresa Franco Vecchiatti, che tempo fa parlava di alleanze con la Lega, si ricorda cosa vuol dire essere di centrosinistra e boccia i Cie punto per punto (complice anche l'appello del vescovo contro i lager per immigrati): perchè rischiano di finirci soprattutto quelli diventati irregolari dopo avere perso il lavoro e "perchè diventano dei lager, perchè costano un sacco di soldi e perchè tolgono forze dell'ordine dalle strade metterle in queste strutture". Può sembrare freddina la serie di calcoli di Vecchiatti, che porta a stimare il costo annuo del Cie in almeno 8 milioni, ma ci sta: quante borse lavoro e progetti di integrazione si possono fare con otto milioni? L'unica pecca, appunto, è che Vecchiatti non lo dice, cosa si potrebbe fare con tutti quei soldi. Avrebbe aggiunto forza al discorso. Bene comunque. Speriamo che la conversione sia definitiva. Se un Cie in Polesine servirà a svegliare la sinistra e le persone sensibili al tema dei diritti, qualcosa di buono Maroni l'avrà combinato.

venerdì 17 settembre 2010

Anno Zelo

da Carta n. 29 del 10 settembre 2010
Per il Clandestino Day quest’anno il Polesine sarà il centro del Veneto. Proprio in provincia di Rovigo, infatti, potrebbe sorgere uno dei quattro nuovi Centri di identificazione ed espulsione per immigrati irregolari che il ministero dell’interno ha in programma di realizzare in altrettante regioni italiane.
È stato lo stesso ministro Roberto Maroni a confermare, nel corso del Meeting di Rimini, voci che circolavano da settimane: il nuovo centro sorgerà nell’ex base Nato di Zelo, un piccolo paese di quattrocento anime tra i comuni di Giacciano con Baruchella e Ceneselli, in un’area isolata tra le campagne al confine con il veronese.

sabato 21 agosto 2010

Manifestiamo contro il Cie veneto

Il 24 settembre in tutta Italia torna il Clandestino Day, la giornata nazionale promossa dalla rivista Carta, che nel 2009 ha visto attivarsi 500 organizzazioni in 60 città come risposta al progressivo peggioramento delle condizioni di vita dei migranti nel nostro paese. Il tema del Clandestino Day di quest'anno è la scuola: la riforma Gelmini, che sta succhiando ogni risorsa alla scuola pubblica, rischia di minare il primo luogo in cui i figli dei migranti e i figli degli italiani sperimentano conoscenza, convivenza e confronto.
Ma in provincia di Rovigo, dove tra l'altro il fenomeno migratorio è ancora contenuto in termini di presenze, l'urgenza oggi è un'altra: il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, in accordo con la Regione Veneto, si prepara a costruire nell'ex base Nato di Zelo il primo Centro identificazione ed espulsione immigrati del Veneto. Per il Clandestino Day, dunque, tutti a Zelo per dire "no" alla trasformazione della base militare in un lugubre lager del XXI secolo.

venerdì 30 luglio 2010

Il Cie in Veneto: in pole position il Polesine

pubblicato in www.estnord.it


Sarà molto probabilmente la provincia di Rovigo ad ospitare il primo Cie veneto. Dopo l’ipotesi Verona, che aveva provocato scontri durissimi nel centrodestra locale, il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, e il governatore Luca Zaia avrebbero già deciso di puntare sul Polesine.

Ancora non è ufficiale quale sarà il Comune candidato ad ospitare il nuovo Centro di identificazione ed espulsione per immigrati. Anni fa si parlava del capoluogo, sfruttando l’area dell’ex manicomio, ma secondo la ricostruzione del Corriere del Veneto, l’indicazione è di realizzare “in una zona della provincia polesana vicina ai confini con il veronese”. Dunque i candidati non sono molti e il più quotato è il comune di Ceneselli, su cui sorge l’ex base Nato di Zelo.

lunedì 30 giugno 2008

A Rovigo l'intolleranza paga?

pubblicato su CartaQui EstNord n.23, giugno 2008

Un progetto di integrazione, varato dalla giunta rodigina, inizialmente accettato da tutte le parti, viene usato come pretesto per scatenare una campagna xenofoba. Per ora, la manovra delle destre è fallita miseramente.

Lo avevano promesso dopo la vittoria alle amministrative: «Anche Rovigo tornerà in mano al centrodestra». Nel comune capoluogo, in cui la Lega Nord ha conquistato il 15% dei consensi, il pretesto per fare a pezzi la giunta di centrosinistra guidata da Fausto Merchiori, oltretutto già indebolita dalle contese interne al Pd, non poteva che essere un’altra «emergenza immigrati».

venerdì 9 maggio 2008

Bar e negozi nelle frazioni salvati da cinesi e nordafricani

pubblicato sul Corriere del Veneto

Il segreto degli imprenditori cinesi? Lavorano molto e scelgono le attività che gli italiani trascurano. A farlo notare è Daniele Tecchiati, direttore dell’Ascom, riflettendo sul boom rilevato dalla Camera di Commercio nel 2007. Gli orientali sono un terzo delle 1.566 attività con titolare immigrato in Polesine, cresciuti del 39.4% in un anno. «Una presenza vistosa nel settore artigianale - dice Tecchiati - ma presente anche nei servizi. Abbiamo già alcuni iscritti e hanno assimilato le nostre regole. Più critico il fronte degli ambulanti, che offrono in genere prodotti di scarsa qualità. Nel settore della ristorazione, invece, la concorrenza è equilibrata: i clienti distinguono l’offerta di un gestore italiano da quella dello straniero». La formula del successo è semplice: «Sono grandi lavoratori e occupano spazi lasciati scoperti dagli italiani. A differenza dei nostri ragazzi, accettano anche nei fine settimana».