venerdì 9 maggio 2008

Bar e negozi nelle frazioni salvati da cinesi e nordafricani

pubblicato sul Corriere del Veneto

Il segreto degli imprenditori cinesi? Lavorano molto e scelgono le attività che gli italiani trascurano. A farlo notare è Daniele Tecchiati, direttore dell’Ascom, riflettendo sul boom rilevato dalla Camera di Commercio nel 2007. Gli orientali sono un terzo delle 1.566 attività con titolare immigrato in Polesine, cresciuti del 39.4% in un anno. «Una presenza vistosa nel settore artigianale - dice Tecchiati - ma presente anche nei servizi. Abbiamo già alcuni iscritti e hanno assimilato le nostre regole. Più critico il fronte degli ambulanti, che offrono in genere prodotti di scarsa qualità. Nel settore della ristorazione, invece, la concorrenza è equilibrata: i clienti distinguono l’offerta di un gestore italiano da quella dello straniero». La formula del successo è semplice: «Sono grandi lavoratori e occupano spazi lasciati scoperti dagli italiani. A differenza dei nostri ragazzi, accettano anche nei fine settimana».

I cinesi non si limitano ad aprire nuove attività, come i ristoranti, ma rilevano anche i vecchi bar. E’ il caso del dopolavoro ferroviario, che da due mesi è gestito da una ragazza cinese. Si fa chiamare Luisa, «perché così – dice – è più facile da ricordare», ha appena venti anni e serve caffé e spriz agli anziani che qui si ritrovano tutti i pomeriggi da decenni: «Dopo aver lavorato come operaio, quando arrivi in Italia decidi di investire in un’attività tutta tua», spiega. I cinesi sono ben presenti anche nelle frazioni e nei piccoli Comuni del Polesine. Spesso sono loro a salvare i «bar sport» dalla chiusura, dopo che un anziano titolare decide di abbandonare l’attività. Qui, dove tutto sembra rimanere uguale giorno dopo giorno, a cambiare la routine è il viso dagli occhi a mandorla dietro al bancone. A Sarzano, ad esempio, da tre anni il «Bar Sport» è gestito da una giovane famiglia, due ragazze e un ragazzo. Aprono alle 6.30 del mattino e chiudono alle due di notte, dividendosi i turni. Vantaggi della gestione familiare, ma anche dell’etica del lavoro diversa: «Siamo abituati a lavorare molto più che in Italia – dicono – e dedichiamo molte meno ore allo svago». A poche decine di metri il marocchino Labi Karim ha aperto a gennaio la macelleria islamica «Alessandria», sostituendo la vecchia bottega. Della precedente gestione è rimasto solo lo stemma con il maiale. Incongruenza che non sembra turbare il proprietario: qui si vende solo carne di agnello, manzo o bianca, macellata secondo i precetti musulmani, fornita da ditte di Verona e Treviso, ma anche le spezie indispensabili per la cucina mediorientale, provenienti da Marocco, Tunisia ed Egitto, tramite una ditta di Monselice. «La maggior parte dei clienti sono stranieri – spiega – ma non mancano gli italiani. Gli affari, però, devono ancora decollare».
La nascita di queste nuove imprese fa sentire i suoi effetti anche in banca: «Le richieste di finanziamento da parte di imprenditori stranieri sono in aumento - spiega  Stefano Canella, direttore generale della Bcc Padana  Orientale - e, anzi, rappresentano una fetta sempre più consistente della nostra clientela». Gli fa eco Ugo Fiocchi, vice presidente dell’istituto di  credito: «Abbiamo riscontrato un incremento delle  richieste anche sul versante dei mutui per la prima casa». Insomma, gli operatori economici extracomunitari hanno avuto un ruolo trainante anche nell'aumento degli impieghi bancari che, stando ai dati della Camera di commercio, nel 2007 sono cresciuti ben del 7 per cento con un valore  complessivo di 4,499 miliardi di euro.

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