lunedì 30 giugno 2008

A Rovigo l'intolleranza paga?

pubblicato su CartaQui EstNord n.23, giugno 2008

Un progetto di integrazione, varato dalla giunta rodigina, inizialmente accettato da tutte le parti, viene usato come pretesto per scatenare una campagna xenofoba. Per ora, la manovra delle destre è fallita miseramente.

Lo avevano promesso dopo la vittoria alle amministrative: «Anche Rovigo tornerà in mano al centrodestra». Nel comune capoluogo, in cui la Lega Nord ha conquistato il 15% dei consensi, il pretesto per fare a pezzi la giunta di centrosinistra guidata da Fausto Merchiori, oltretutto già indebolita dalle contese interne al Pd, non poteva che essere un’altra «emergenza immigrati».

Ecco perché, intorno alla metà di maggio, l’opposizione a palazzo Nodari scopre all’improvviso il progetto «Migrando», denunciando come una sorta di complotto del centrosinistra un’iniziativa resa pubblica da settimane, se non da mesi. «Migrando» è il progetto dell’assessore all’Immigrazione Giovanna Pineda (Prc) per riqualificare, assieme all’assessorato ai Lavori Pubblici, il complesso dell’ex chiesa di San Michele, che comprende un tempio utilizzato da anni come sala civica e i due edifici che fino a qualche anno fa ospitavano l’Informaimmigrati e altri servizi di accoglienza per stranieri. Dopo anni di abbandono, che hanno costretto i servizi a traslocare altrove per ragioni di sicurezza, il Comune decide dunque di riportare in vita la struttura, facendo ritornare alla sede originaria non solo l’Informaimmigrati, ma anche un servizio di accoglienza notturna per una decina di stranieri e aggiungendo servizi di educazione alla legalità, inserimento lavorativo e tutela contro le violenze sulle donne. Il tutto grazie ai 192mila euro messi a disposizione dal Ministero degli Interni e ai 480mila euro di contributo della Fondazione Cariparo, con le spese di gestione coperte da specifici fondi regionali e provinciali. Insomma, a costo zero per la collettività.
Suona dunque ancora più surreale l’attacco massiccio del centrodestra, che denuncia i «piani» della giunta per trasformare l’ex chiesa in una «casba per immigrati clandestini» o addirittura, come affermano i vertici del Carroccio, in una moschea in pieno centro cittadino. Attacchi che durano per un interno mese, sfociando prima in una manifestazione pubblica con tutto il centrodestra, dall’Udc a Forza Nuova, e poi in una raccolta di firme per bloccare il progetto. La strategia è di ribaltare la realtà anche di fronte ai fatti. A nulla vale ricordare al leader di Forza Italia, Paolo Avezzù, che il «dormitorio» per immigrati al San Michele esisteva dal 1998, dunque anche sotto la sua giunta. Inutile perfino l’intervento di don Dante Bellinati, direttore della Caritas diocesana, che racconta di quando la giunta Avezzù si accordò con lui per avviare la stessa operazione, con la differenza che allora metà dei costi sarebbero stati a carico del Comune. Lo stesso don Dante ricorda poi che in centro un «dormitorio» per immigrati c’è già: è l’asilo notturno «Arcobaleno» di Arcisolidarietà, a poche centinaia di metri dal municipio, che mai ha dato problemi di sicurezza. E’ vano spiegare che non ci sarà alcuna moschea e che il centro non darà rifugio ai clandestini. Il centrodestra ignora repliche e obiezioni, ripetendo dati falsi e slogan minacciosi. Ma nonostante qualche centinaio di firme raccolte, politicamente è un boomerang. Il vescovo difende il progetto e l’area cattolica è costretta a mitigare i toni. Fallisce anche il tentativo di dividere la maggioranza. Anzi, le parole del vescovo e l’attacco subito convincono della bontà del progetto anche gli scettici, che nella giunta non mancano. Se invece l’obiettivo era seminare paura e intolleranza per incassare voti, i risultati si vedranno alle provinciali del prossimo anno.

Articolo in formato Pdf >

Nessun commento:

Posta un commento