giovedì 8 maggio 2008

Aironi e pesci, rischio estinzione nel Delta

dal Corriere del Veneto dell'8 maggio 2008

ROVIGO – E’ l’ecosistema italiano con la maggior ricchezza di specie animali e vegetali. Ma ora il Delta del Po è a un bivio: la mano dell’uomo, dopo averne disegnato il territorio per secoli, rischia di romperne il delicatissimo equilibrio. A lanciare l’allarme l’etologo Danilo Mainardi e i rappresentanti del Wwf: a rischio molte varietà di uccelli, ma anche i rari anfibi e le numerose specie ittiche. La minaccia viene dai progetti di insediamenti industriali e da un turismo di massa che stravolgerebbe per sempre uno degli ambienti più pregiati del bacino mediterraneo. Per salvarlo scendono in campo, su iniziativa della rivista Geo, esperti del Wwf e dell’Istituto Nazionale della Fauna Selvatica: da domani fino a domenica, in occasione delle giornate italiane della biodiversità, realizzeranno il censimento di tutte le specie animali e vegetali che popolano golene e scanni, canneti e corsi d’acqua, valli e spiagge del delta polesano. Anche per impedire che questa straordinaria bellezza non venga distrutta.
A rischio sono innanzitutto i numerosi uccelli che scavano i propri nidi nella sabbia, come il fratino, il fraticello o la beccaccia di mare, che vedono il proprio habitat stravolto dal turismo di massa. «Ma sono in pericolo anche molte specie di pesci – spiega Mainardi – a causa dell’inquinamento e della risalita delle acque salate, causata dall’abbassamento del terreno». Anche dietro a questi mutamenti naturali, del resto, c’è la mano dell’uomo: le estrazioni di metano dal ricco sottosuolo polesano, terminate solo alla fine degli anni Cinquanta, hanno fatto sprofondare queste aree fino a quattro metri sotto il livello del mare. E solo le potenti idrovore preservano dall’inabissamento gli abitati, circondati da poderosi argini. «La crisi – continua l’etologo – è particolarmente grave per molte specie di anfibi, animali tra i più minacciati, eppure fondamentali nella catena alimentare di questo ambiente». Qui trova rifugio il Pelobate Fosco, anfibio che fino a qualche anno fa si credeva addirittura estinto. Il Delta del Po è inoltre il grande nido in cui si raccolgono centinaia di tipi di uccelli, tra cui i migratori, che lasciano l’Africa per svernare nell’area. Non solo il fraticello, ma anche il maestoso fenicottero rosa, che da diversi anni ha fatto ritorno nei mesi freddi, popolando in grandi stormi le valli da pesca. La minaccia, per questa specie, sono le tonnellate di pallini di piombo lasciate dai cacciatori nella stagione venatoria. Ogni anno fanno strage dei trampolieri, avvelenati dal metallo pesante inghiottito raschiando i fondali.
Sono i grandi progetti di insediamenti, tuttavia, a gettare le ombre più cupe sul futuro del Delta. La riconversione a carbone della centrale Enel di Polesine Camerini, in primis, per gli ambientalisti avrebbe effetti disastrosi: «Il carbone è il combustibile meno compatibile con le esigenze di tutela ambientale del Parco – spiega Eddy Boschetti del Wwf rodigino – Oltre ad essere altamente inquinante, questa riconversione pone altri problemi: le bettoline per il trasporto del combustibile, ad esempio, passeranno attraverso il Po di Pila, una delle zone più delicate dal punto di vista naturalistico, con un impatto pesantissimo sia sulla natura che sulle attività produttive locali». Bocciatura netta anche per Euroworld, il parco di divertimenti di 124 chilometri di superficie, comprendente un’Europa in miniatura e decine di insediamenti turistici, che una società tedesca vorrebbe costruire proprio nel cuore del Delta, a ridosso delle bellissime valli da pesca tra il Po di Levante e il Po di Venezia. «Progetto che non ha alcuna logica. Qui serve un turismo di visitazione, non di massa – commenta Boschetti – La storia di questa area insegna che natura e attività produttive possono convivere, se si punta su uno sviluppo che non consuma il territorio e basta. Qui ogni metro quadrato di spazio è il risultato dell’azione dell’uomo, eppure ospita ancora una natura florida. In questo ambiente pregiato c’è spazio per la pesca, l’agricoltura e il turismo. Anche in questo senso la biodiversità è importante: più il Delta sarà sano, tanto più queste attività produttive potranno sopravvivere».

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