domenica 23 ottobre 2011

Rovigo: la crisi del Carroccio la pagano i migranti

da estnord.it del 20 ottobre 2011

Prima un regolamento sulle case popolari che assegna la priorità ai residenti, poi la cancellazione di un progetto di accoglienza per migranti. A Rovigo iniziano a vedersi gli effetti del cambio di giunta di maggio, quando il centrodestra di Bruno Piva ha strappato al centrosinistra il governo della città. Manca solo la classica ordinanza anti accattoni, che presto o tardi arriverà, per completare una serie di provvedimenti contro immigrati e poveri, che sembrano più che altro funzionali a sostenere una Lega Nord in crisi [nella foto il segretario provinciale Antonello Contiero].
L'ultima novità è la cancellazione del progetto di recupero del complesso religioso di San Michele, in cui la precedente giunta intendeva portare un centro di accoglienza per migranti, l'informaimmigrati, uno sportello anti violenza per le donne e spazi per varie associazioni. La nuova giunta ci farà un centro per gli studenti. Poco importa se il polo universitario si trova dall'altra parte della città, quel che conta è far fuori gli spazi per i migranti, anche rischiando di perdere i finanziamenti ministeriali già previsti, pur di assecondare il volere della Lega Nord, ma anche degli alleati de La Destra, degli ex di Forza Nuova e perfino dei ciellini del Pdl come Paolo Avezzù.
Il secondo provvedimento recente sono i nuovi parametri per accedere agli alloggi popolari, che ora prevedono punti aggiuntivi per chi risiede in città da più tempo. Con il nuovo criterio, che prevede da mezzo punto a 3,5 punti a seconda degli anni di residenza, l'essere rodigini doc concorre alla pari con i criteri legati al reddito e alle difficoltà materiali delle persone. A prima vista stupisce che un provvedimento pensato chiaramente per escludere i cittadini stranieri venga da un «moderato» come l'assessore ai servizi sociali, Antonio Gianni Saccardin, eletto con una lista battezzata Presenza Cristiana, che sul tema dell'immigrazione ha sempre usato toni ben diversi dalla violenta retorica del Carroccio.
Ma proprio la Lega Nord sembra il principale beneficiario di questa serie di norme, animate più dall'ideologia che dalla necessità di rispondere a problemi reali. Proprio il Carroccio, infatti, trarrà una boccata di ossigeno in un periodo di turbolenze interne ed esterne, che riflettono in parte quanto avviene sul piano nazionale. L'evento più clamoroso è stato lo «sciopero» proclamato dal segretario provinciale, Antonello Contiero, che ha invitato tutti gli assessori leghisti ad astenersi da qualsiasi attività, per protesta contro le scelte della coalizione nella spartizione degli enti di secondo grado.
In realtà, i problemi maggiori la Lega Nord sembra averli ancora una volta all'interno. Negli stessi giorni dello «sciopero», tre consiglieri comunali di Rovigo annunciavano la propria auto-sospensione dal partito. Poco prima vari militanti polesani erano stati sospesi, tra cui Matteo Ferrari, marito dell'onorevole Emanuela Munerato. A Lendinara, «feudo» della Munerato, la sezione locale è stata commissariata e la stessa onorevole è stata destituita da capogruppo in consiglio comunale.

Le motivazioni ufficiali del partito sono «tecniche», ma certo quanto accade nel basso Veneto richiama episodi analoghi accaduti in tutta la regione, come il declassamento di 21 su 31 militanti della sezione di Arzignano. Dietro, dicono i rumors, c'è la guerra della corrente di Bossi e Gobbo contro quella di Tosi e Maroni.
Di certo la guerra in Polesine c'è da tempo. Molti militanti negli ultimi anni si sono scontrati con il segretario provinciale, uomo di Gobbo, e il Polesine pullula di ex leghisti usciti [o cacciati] dal partito in più occasioni. Tuttavia Contiero ha molti santi in Paradiso, tra supporter nelle stanze dei bottoni e una cerchia di fedelissimi di lunga data.
Ex autista di autobus, poi amministratore delegato dell'ente regionale Intermizoo, candidato alla presidenza della Provincia, oggi fa il consigliere in Provincia e in Comune e contemporaneamente è alla guida dell'Interporto rodigino. Quanto «pesi» Contiero lo racconta l'incredibile episodio del commissariamento di un paio di anni fa: sfiduciato dai suoi e costretto a dimettersi da segretario provinciale, Contiero subentrò in veste di commissario della sezione, per decisione dei vertici regionali.Terminato il surreale commissariamento, Contiero è nuovamente succeduto a se stesso, ancora una volta segretario, come se nulla fosse successo.
Dopo il calo dei consensi alle ultime elezioni, che ha ridimensionato il peso del Carroccio nella coalizione (e quindi i posti chiave nella giunta), ora lo scontento dei militanti mina il partito dall'interno. Niente di meglio di qualche provvedimento contro gli ultimi della società per tentare quanto meno di arrestare la fuga dell'elettorato.

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