venerdì 18 febbraio 2011

Torna il fantasma del Cie. Ora Maroni dice: «A Campalto»

pubblicato su estnord.it il 15 febbraio 2011


Sfumata l’ipotesi di utilizzare l’ex base di Zelo, in Polesine, ora il governo punta su Venezia per costruire il primo Centro identificazione ed espulsione immigrati del Veneto. Questa volta l’annuncio viene per bocca del ministro dell’Interno, Roberto Maroni: il Cie sarà costruito a fianco del nuovo carcere in progetto a Campalto. Il coordinamento No Cie di Venezia risponde con un incontro pubblico giovedì a Mestre.
Fallita l’ipotesi di Verona, la scorsa estate il primo Centro di detenzione per immigrati irregolari sembrava destinato a farsi in provincia di Rovigo, in una vecchia base militare dismessa vicino a Ceneselli, al confine con il veronese. Una soluzione perfetta per togliere le castagne dal fuoco al centrodestra e alla Lega Nord, sostenitori del Cie ma contrari ad ospitarlo nella propria roccaforte. Invece pochi giorni fa Maroni ha scombinato di nuovo le carte sul tavolo, annunciando davanti agli industriali veneziani la costruzione di un Cie contestualmente al nuovo carcere di Campalto, alla periferia di Mestre.
Così come accaduto in Polesine in agosto, all’annuncio sono seguite immediatamente le ire del centrosinistra, le prese di distanza di parte del centrodestra e l’intervento del presidente della Regione, Luca Zaia, per tranquillizzare gli animi: “Non c’è niente di sicuro”. Altrettanto scontato il giubilo dei sindaci in provincia di Rovigo, che nei giorni successivi alla notizia hanno espresso la propria felicità nel vedere la patata bollente passare in mano a qualcun altro. Festeggia persino il sindaco di Ceneselli, il finiano Marco Trombini, che pure la scorsa estate si era detto critico sui Cie in genere: “Mi sono tolto il pensiero”.Chi non si è tolto il pensiero è il coordinamento veneto No Cie, nato dai contatti tra associazioni di tutta la regione in seguito all’appello contro l’ipotesi Zelo, pubblicato su Estnord la scorsa estate. Dopo il Clandestino Day di settembre in provincia di Rovigo, che ha sancito la nascita del coordinamento, ora il centro di gravità della mobilitazione diventa il veneziano, dove i No Cie lanciano un appello: “I cosiddetti Centri di Identificazione ed Espulsione – scrivono - istituiti dalla legge Bossi-Fini sull’immigrazione come ulteriore involuzione dei Cpt, sono strutture crudeli e inefficaci”. Il coordinamento lagunare ricorda come i Cie cozzino contro i diritti fondamentali delle persone e contro la Costituzione e come organizzazioni umanitarie e organismi dell’Unione Europea abbiano denunciato in più occasioni le condizioni igienico sanitarie invivibili, la mancanza di assistenza  e le numerose morti sospette in quelle che sono aberranti prigioni per persone che non hanno commesso alcun delitto.
“La scelta del ministro Maroni - proseguono - appare, inoltre, per il suo carattere di imposizione autoritaria come un atto carico di violenza antidemocratica nei confronti della nostra Città e della sua tradizione cosmopolita, come un gesto di arroganza centralistica nei confronti della nostra comunità locale, da sempre attivamente impegnata nell’accoglienza del migrante e nella costruzione solidale di un futuro meticcio”. [L’appello si può leggere integralmente sul sito di Melting Pot]

Giovedì 17 febbraio i No Cie si incontrano alle 20.30 nella sala del Centro culturale Santa Maria delle Grazie, in via Poerio a Mestre, per fare ripartire la mobilitazione contro il progetto. Con una sola conclusione possibile: “No al Cie né a Campalto, né altrove”.

Nessun commento:

Posta un commento