lunedì 20 giugno 2011

Dalla guerra in Libia a Rovigo. Dieci profughi nelle case Ater

dal Corriere del Veneto del 19 giugno 2011

ROVIGO — La collaborazione tra volontariato ed enti locali fa rinascere due case Ater abbandonate, che daranno un tetto a famiglie in difficoltà, immigrati e rifugiati politici.
Ospita già sei famiglie la nuova struttura «La rosa dei venti» , inaugurata ieri a Granzette dalle associazioni Arcisolidarietà e Ramatnal Onlus e frutto di un progetto che ha coinvolto l'Ater, la Provincia e il Comune di Rovigo. Due case popolari fatiscenti di via Manfredini, destinate al declino per la cronica mancanza di fondi dell'Ater, sono state completamente recuperate dalle associazioni per diventare strutture di accoglienza per famiglie in difficoltà economica, con spazi comuni per cucinare e pranzare, un giardino e camere da letto per i singoli nuclei familiari.
«La rosa dei venti» può ospitare una quindicina di persone per sei mesi, in attesa di trovare una soluzione abitativa stabile. Per il recupero dei due immobili le associazioni hanno speso appena 20 mila euro, rifacendo tutti gli impianti e arredando le abitazioni con mobili donati da volontari e simpatizzanti. Anche la «manovalanza» è stata scelta tra le persone in difficoltà segnalate dal Comune e pagate con voucher del Consvipo. La Fondazione Cariparo ha coperto metà delle spese. «Il resto lo recuperemo chiedendo un contributo al Comune per ogni famiglia ospitata» , spiega Donata Tamburin, presidente di Arcisolidarietà. Se il progetto è destinato ad essere pioniere di un piano di recupero delle decine di stabili Ater abbandonati, dovrà deciderlo la politica. «E'un pensiero da fare — commenta il nuovo assessore al Sociale e Politiche per la casa, Gianni Saccardin — E'auspicabile una collaborazione non solo con le associazioni, ma con chiunque possa aiutare a recuperare alloggi per destinarli alle famiglie in difficoltà» . Presentate simbolicamente a due giorni dalla Giornata mondiale del rifugiato, le due abitazioni ospitano attualmente tre famiglie egiziane, marocchine e rumene residenti da tempo a Rovigo, ma anche alcuni nuclei familiari arrivati in maggio, dopo lo scoppio della guerra in Libia. Sono cittadini di Niger, Nigeria e Ghana, che in Libia avevano un lavoro come camionista, muratore o domestica. C'è chi ha perso i genitori durante le violenze tra le forze di Gheddafi e le milizie ribelli. Fuggiti a Tripoli, da lì hanno raggiunto l'Italia via mare. A Lampedusa sono stati divisi in gruppi e inviati in altre località italiane, dopo essere stati identificati. «Siamo rimasti due giorni sull'isola, poi ci hanno mandati a Venezia» , spiega uno di loro, arrivato con la moglie e la figlia piccola. Ora sono in attesa che venga riconosciuto lo status di rifugiati, per provare a ripartire da capo. «Venire qui era un rischio, ma sempre meglio che rimanere dove c'era la guerra» , dicono. A differenza di molti che attraversano l'Italia per poi raggiungere altri paesi europei, gli ospiti della «Rosa dei venti» vorrebbero rimanere qui. «Siamo felici per la casa, ora non vediamo l'ora che arrivino i documenti e di potere trovare un lavoro. Siamo in Italia semplicemente per cercare una vita migliore».

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