venerdì 10 ottobre 2008

«Quando all’Odeon c’erano Gassman e Vianello»

pubblicato sul Corriere del Veneto

Luciana Pellegrini nel 1975 (foto Biasioli)
«L’Odeon è destinato a finire. Ma così se ne andrà un pezzo di storia di Rovigo». In pensione da diversi anni, Luciana Pellegrini se la ricorda bene la storia del «suo» cinema, dalla nascita ai tempi d’oro, fino all’avvento del multisala.
Lei, che alla biglietteria dell’Odeon è stata per quarantuno anni, lancia un appello per salvare l’ultimo cinema rimasto in centro, ma al tempo stesso si dice sfiduciata: «Non è più l’Odeon che ho conosciuto io. E’ destinato a finire perchè nessuno vuole investire denaro per tenerlo in vita. Eppure mi chiedo se non si potevano tentare altre soluzioni».
A Rovigo molti la ricordano come uno dei volti storici dietro il bancone della cassa. La signora Pellegrini, d’altro canto, ha messo piede per la prima volta nello storico cinema nel lontano 1959. Ed erano proprio altri tempi: «Quando ho iniziato a lavorare, il cinema era molto più spoglio. Poi arrivò il gestore di allora e lo rimise a nuovo, divenne un vero e proprio splendore – racconta – Era gente che aveva sale cinema dappertutto e che sapeva gestire bene. Poi però cambiarono le mode e i gusti, infine arrivò la nuova gestione». Il primo segnale che i tempi erano cambiati, dice, fu la chiusura dello storico cinema «Apollo», venduto e trasformato nell’omonima galleria commerciale di via Bedendo. Poi via via la scomparsa di altre sale di riferimento, come il «Cinema Corso», mentre l’Odeon si trasformava in un multisala. «Oggi non lo riconosco più – prosegue – Dopo la pensione molti film li ho rivisti in videocassetta, non sono più andata molto al cinema, di sicuro non al Cinergia, troppo freddo e commerciale per me. Ma anche il mio vecchio cinema era cambiato troppo». Altra cosa rispetto ai tempi d’oro, quando l’Odeon non era solo un cinema, ma ospitava anche la prosa, il cineforum, le proposte per le scuole. «Ricordo che quand’ero alla biglietteria incontrai Walter Chiari e vidi Gino Bramieri, Sandra Mondaini e Raimondo Vianello, e ancora attori come Vittorio Gassman e Michele Placido - rievoca – Ma il cinema stesso era diverso, passavano film che hanno fatto epoca. Fino a non molti anni fa c’era la coda fino ai portici per entrare. Mi ricordo ancora oggi di quando proiettammo “Ultimo tango a Parigi”: arrivarono settemila persone in una sola domenica. Oggi questi numeri non li fanno nemmeno con il multisala sotto Natale».
Oggi però il cinema è a un bivio. L’attuale gestione vorrebbe vendere parte dell’immobile per trasformarlo in uffici, perchè l’attività non rende più come una volta. Si attende che il Comune decida se dare o meno l’opportunità di operare questa trasformazione, mentre alcuni cittadini stanno raccogliendo firme per chiedere che l’Odeon non sia lasciato morire. E lei, che dell’ultimo cinema è stata una colonna portante per più di quattro decenni? «Dovrebbe prenderlo chi ha la possibilità di tenerlo in vita, oppure servirebbe un intervento del Comune. Ma l’impressione è che il vecchio Odeon sia destinato a scomparire e con lui un pezzo della nostra città».

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