domenica 18 settembre 2011

«Ponte del sale», resti abbandonati

dal Corriere del Veneto del 18 settembre 2011

Uno degli ultimi resti del cinquecentesco «ponte del sale» giace abbandonato in un magazzino comunale, avvolto dalle erbacce ed esposto alle intemperie. E non è che uno degli esempi di incuria verso il patrimonio storico rodigino. La cause? Per Italia Nostra sono innanzitutto lo scarso interesse e la mancanza di fondi.
Il cippo dello storico «ponte del sale» attende tra le erbacce che qualcuno lo riporti in uno spazio pubblico. Era stato per decenni in un’aiuola spartitraffico in corso del Popolo, davanti al caffè Nazionale, a ricordare quando al posto della carreggiata c’era l’alveo dell’Adigetto, poi interrato a fine anni Trenta.
Il ponte, così chiamato perchè qui si svolgeva il commercio del sale sotto la Serenissima, fu realizzato nel 1555, sostituendo una precedente struttura in legno. Risale a quell’epoca la lapide perduta, che celebra il podestà Antonio Calbo. Con il radicale «restyling» di corso del Popolo, concluso giusto un anno fa, è stata fatta tabula rasa anche dell’aiuola e il cippo del podestà è finito temporaneamente nel magazzino del Comune in via Stacche, dove giace assieme a cartelli informativi, paracarri, frammenti di marciapiedi, marmi pregiati, pezzi di pista ciclabile, vecchie fontanelle e molti altri reperti scampati alle ruspe. L’intenzione del Comune era di collocarlo in uno spazio pubblico, come avvenuto per altri frammenti del ponte sull’Adigetto, come i pilastri dedicati alla visita di papa Pio VI a Rovigo, durante il viaggio a Vienna del 1782, esposti al Tempio della Rotonda, o le memorie marmoree con la Giustizia e San Bellino, murate sulla facciata di Palazzo Roverella.
L'aiuola sul Corso con il cippo, durante i lavori nel 2009
Dopo anni, però, la lapide cinquecentesca è ancora senza casa. La cancellazione delle tracce dei vecchi ponti è una delle ferite più evidenti al patrimonio storico rodigino, causate spesso da incuria e disinteresse.
Tra gli esempi più clamorosi, i l completo degrado in cui versa Casa Rosetta Ferrari, villa del Cinquecento nascosta in fondo a via All’Ara, unica in città a presentare affreschi sulla facciata esterna, tra cui una rappresentazione della città murata. In questo caso, il proprietario è un privato, che non vuole saperne di recuperarla, come spiega il professor Leobaldo Traniello di Italia Nostra: «Dovrebbe intervenire il Comune, con un esproprio per pubblica utilità, ma nelle attuali condizioni economiche non credo sarà possibile. Il proprietario sarebbe disposto a fare staccare gli affreschi per salvarli, ma la Soprintendenza lo ritiene inopportuno. Insomma, la legge lega le mani da un lato e dall’altro. Allo stesso tempo, la Soprintendenza deve lavorare con fondi sempre più ridotti e fatica a intervenire dappertutto».
Altrettanto allarmante lo stato delle mura medievali, ormai quasi scomparse. Ciò che ne resta è privo di qualsiasi tutela, paradossalmente nonostante Rovigo si fregi del titolo di città murata. Di recente Italia Nostra ha segnalato addirittura l’abbattimento di un pezzo di mura durante i lavori di rifacimento di una casa a ridosso della cinta. «Sono da sempre considerate un intralcio—dice Traniello— e anche oggi basta guardare come sono lasciati i resti nella zona dell'ex ospedale». Alla tutela delle mura rodigine è dedicato il convegno «Rovigo è città murata », in programma sabato all’Accademia dei Concordi.

Nessun commento:

Posta un commento