Ogni anno, implacabile, arriva il supplizio dei saldi e con esso il
rituale dell'articolo (imprescindibile) sui saldi, un mio personale tormento.
In genere questo
reportage finisce in pasto al "tappabuchi", quello che quel giorno non
ha di meglio da fare. L'articolo sui saldi non contiene alcuna
informazione realmente utile. Non informa nemmeno dell'avvio dell'evento
in sè: la gente già sa dal giorno prima che ci sono i
saldi. E' un articolo "di colore". Di norma, un articolo si scrive se
c'è una notizia, altrimenti anche una storia carina non funziona.
L'articolo sui saldi è l'eccezione. Non c'è nessuna ambizione a dare una
notizia, la notizia è sullo sfondo (sono partiti i saldi), ciò che
interessa è "colorarla", possibilmente con molti clichè (ad esempio le
code fuori dai negozi).
E per
ricavare tanto nulla, il malcapitato
giornalista deve assolutamente compiere la semestrale via crucis tra i negozi del centro
per sentire "come va" la prima giornata di saldi e, soprattutto, "vedere
se ci sono code", anche se sa già che a
Rovigo le code nel primo giorno di saldi non si vedono dal secolo scorso.
I commenti dei commercianti e dei clienti (l'asse portante del pezzo:
imprescindibili
almeno tre virgolettati) sono gli stessi ogni anno. I commenti dei
commercianti in genere si dividono in queste categorie:1) il
commerciante entusiasta, che con i saldi sostiene di aver venduto anche
il paltò di sua nonna;
2)
il commerciante depresso che dice che i saldi non servono a niente,
però lui li fa lo stesso tutti gli anni, anche se però non servono a niente;
3)
il commerciante depresso che dice che non ha venduto niente durante
l'anno e spera di farcela coi saldi, perchè sennò non si arriva a fine
anno.
Le categorie 2 e 3, badate bene, si lamentano ogni anno di quant'è cupa
la
vita del commerciante e quanto buttano male gli affari. L'anno dopo ti
aspetti che abbiano fallito, invece sono ancora lì, a lamentarsi che
hanno fatturato esponenzialmente meno dell'anno prima.Il
tutto viene condito con dichiarazioni dal valore informativo quasi
nullo, ad esempio: "Non ci sono soldi in giro e la gente approfitta
delle
offerte", ma - si badi bene - "ci sono meno soldi e la gente compra
meno".
Non va meglio con i clienti, i quali, intervistati,
rilasciano dichiarazioni totalmente in sintonia, tipo: "Approfitto dei
saldi per risparmiare, ma sempre con parsimonia perchè i soldi sono
quelli che sono e devo fare un planning attento". Questo me lo
diceva l'anno scorso un tipo intervistato da una collega, appena uscito
da un
negozio di vestiti tamarrissimi e costosissimi. In
genere, infatti, la "pianificazione" delle spese prevede l'acquisto di
tamarrate costosissime in negozi di grido, che anche in saldo costano
più di quanto verrebbero prodotti analoghi all'Oviesse. Sono quelli che
si lamentano del prezzo inaudito del pane, ma fanno le code per uno
smartphone in offerta.
Una della poche cose sensate da fare per i saldi è un giro per
negozi il giorno prima dell'avvio, munito di macchina fotografica, per
vedere quanto costava realmente la roba. Te ne ricordi sempre il giorno
dopo, quando non puoi più dimostrare nulla. Anche se è evidente che quel
paio di scarpe che oggi costano "solo" 150 euro non potevano davvero
costare 300 euro il giorno prima.
L'anno scorso mi sono
salvato intervistando l'unica commerciante di Rovigo che non faceva i
saldi. I ragionamenti della negoziante ribelle
(una che era nella giunta Ascom, mica una mezza calzetta) occupavano tre
quarti dell'articolo. La sua ribellione ai saldi incontrava la mia
ribellione all'articolo sui saldi. E poi per me la notizia era questa:
una negoziante storica di Rovigo boicotta i saldi e spiega perchè sono
inutili. Il titolo del giorno dopo era: "Successo senza code per i saldi
by night".
Nessun commento:
Posta un commento