lunedì 1 maggio 2006

Bocciate le piste ciclabili

 da La Città di maggio 2006

Il recente annuncio della costruzione di una nuova pista ciclabile che collegherà San Pio X a Roverdicrè spinge a ritornare sulla questione delle piste ciclabili nella nostra città, spesso criticate per la discontinuità del tracciato e la scarsa manutenzione. Antonio Gambato della Federazione Italiana Amici della Bicicletta ci offre uno sguardo critico e informato sullo stato delle piste ciclabili cittadine.
Innanzitutto, cos’è la Fiab?
E’ un’associazione ambientalista che si propone di diffondere l’uso della bicicletta non solo in quanto mezzo di trasporto ecologico, ma anche in un quadro di riqualificazione dell’ambiente urbano. Nel 2001 la Fiab ha ottenuto il riconoscimento del Ministero dei Lavori Pubblici come organizzazione di comprovata esperienza nel settore della prevenzione e della sicurezza stradale, mentre nel 2004 è stato il Ministero dell’Ambiente a riconoscerci come Associazione Nazionale di Protezione Ambientale.
In Polesine proponiamo escursioni mensili, soprattutto come occasione per conoscere il nostro territorio. Il 21 Maggio saremo in piazza a Rovigo con Legambiente e Uisp per la manifestazione nazionale “Bimbimbici”. Quest’anno lo slogan è “togliere le auto dalle scuole”, discutendo con i bambini, organizzando test pratici e promuovendo l’uso di questo mezzo per gli spostamenti quotidiani.
Qual è lo stato delle piste ciclabili di Rovigo?
Le piste ciclabili a Rovigo praticamente non esistono. Perlomeno non rispettano le norme del Codice della strada e della legge 557/99 che definiscono una pista ciclabile in quanto tale. C’è uno studio pagato dal Comune nell’ambito del Piano Generale del Traffico Urbano che mette in rilievo tutti gli aspetti critici delle nostre cosiddette piste ciclabili: innanzitutto la mancanza di continuità e l’incapacità di collegare i vari segmenti, che di fatto rendono le piste non usufruibili, dato che non partono e non giungono da nessuna parte.
In che senso dice che non sono usufruibili?
Prendiamo la pista di via Benvenuto Tisi da Garofolo: potrebbe essere un percorso sicuro per gli alunni del Tintoretto, ma non la usa praticamente nessuno. Non solo è malandata per la scarsa manutenzione, ma è stata costruita in modo tale che ogni pochi metri si interrompe per dare la precedenza alle strade secondarie. Così strutturata non garantisce la sicurezza dei bambini, per questo alla fine i genitori preferiscono portarli a scuola in macchina. Nessuna scuola di Rovigo è servita da una vera pista ciclabile e questo è un peccato, anche per le possibilità di svago e socializzazione che vanno perdute.
Non si salva neppure la pista dell’Adigetto?
A parte il tratto tra San Pio X e l’incrocio dei frati, il resto non si può considerare una vera e propria pista ciclabile. Innanzitutto perché si interrompe in più punti, per esempio dove interseca viale Martiri di Belfiore o dove va a confluire in via Marchioni. Discontinuità che la rendono pericolosa soprattutto per i bambini. Non si capisce poi perché illuminare in maniera smodata il tratto lungo l’Adigetto, con un lampione ogni 20 metri, mentre il Codice della strada prevede l’illuminazione solo presso incroci a raso, curve o punti bui e tenendo conto dell’alberatura. In compenso in via Marchioni si procede per 150 metri nel buio totale. Oltre a questo, lungo tutto il tratto che da San Bortolo porta a San Sisto pedoni e ciclisti marciano sulle stesse corsie, dato che manca uno spazio riservato ai pedoni. In teoria gli unici ad avere il diritto di transitare sarebbero i ciclisti; in pratica l’affollamento della pista è sintomo del bisogno dei rodigini di spazi verdi per passeggiare e
rilassarsi.
Ma qualcosa si salva?
C’è il buon esempio della pista ciclabile che va verso Guarda Veneta. Qui l’illuminazione è perfettamente a norma. Tra l’altro è anche l’unica pista che applichi l’indicazione del Codice secondo cui ogni 5 chilometri dovrebbe essere presente una pompa dell’acqua.
Cosa propone la Fiab?
Chiediamo semplicemente piste ciclabili dove sono indispensabili e dove sia davvero possibile realizzarle. Nei centri storici è inutile pretendere la pista ciclabile, ma si possono realizzare percorsi ciclabili progettati sulla base del “Manuale sulla moderazione del traffico”, una norma della Regione Veneto che prevede accorgimenti per far convivere più tipi di veicoli sulla stessa strada, per esempio riducendo il limite di velocità a 30 km/h.
Poi bisogna incentivare l’uso della bicicletta. E’ incredibile che in una città come Rovigo, con 50.000 abitanti, circolino 39.000 veicoli. Dovrebbe entrare nella mentalità comune il principio che fino a 500 metri si può andare a piedi e solo oltre i 3 km si dovrebbe abbandonare la bicicletta per altri mezzi. Ancora meglio sarebbe promuovere l’uso dei mezzi pubblici: costerebbe molto meno alla comunità farli circolare gratis che non a pagamento e semivuoti, come accade adesso. Infine bisogna istituire un Ufficio per le biciclette, che monitori il rispetto delle norme nella costruzione delle piste ciclabili.

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