lunedì 1 maggio 2006

La casa di tutti

da La Città di maggio 2006

Per alcuni è finalmente una casa cui fare ritorno la sera. Per altri è una tappa importante della propria esistenza, dopo la quale in molti casi verrà un’esistenza meno precaria. Per chi lo osserva passando lungo via Spola, a metà via tra San Bortolo e Buso, l’Asilo Notturno Arcobaleno appare semplicemente come una casa ben tenuta, con il suo giardino e il suo orticello. E una visita all’interno conferma la buona impressione: al piano terra cucina e ampio soggiorno, sopra cinque stanze, di cui una riservata alle sole donne, l’altra ai volontari che a turno tengono aperta la struttura.
Nato da un progetto di Arcisolidarietà del 2001 e finanziato da Regione Veneto, Provincia di Rovigo, Centro di Servizio per il Volontariato e Comune di Rovigo, l’Asilo Arcobaleno offre a persone prive di dimora ospitalità temporanea, ma anche un aiuto concreto per trovare un lavoro e un domicilio. “Abbiamo mosso i primi passi nel 2003 – racconta Donata Pavini, che dirige l’asilo con il piglio deciso e affettuoso dell’ex-insegnante – Già all’epoca anche a Rovigo numerose persone dormivano all’addiaccio in stazione e le strutture esistenti non sempre erano in condizione di accoglierli. Così abbiamo cominciato con un appartamento di sei posti letto in città, per poi trasferirci nella nuova casa, più spaziosa e accogliente della precedente”. Nel Maggio 2004 è arrivata la casa di via Pola: 13 posti letto, una postazione informatica, un’ampia sala comune in cui si tengono lezioni di italiano e di arabo e all’esterno un ampio giardino in cui è stato ricavato un “orto popolare”. Ma i volontari dell’Asilo organizzano anche feste etniche e visite guidate con gli ospiti, perché la casa non sia solo un posto in cui pernottare, ma soprattutto un luogo di incontro tra persone. Lo scorso inverno, a causa dell’allarmante abbassamento delle temperature, Arcisolidarietà, in collaborazione con il Csv, l’Ater, il Comune e la Provincia di Rovigo, ha inaugurato anche una “Casa solidale” in centro (chiusa a fine Aprile) per far fronte all’emergenza freddo.
Gli ospiti vengono indirizzati all’Asilo Notturno dopo un colloquio con il Centro d’Ascolto del Comune di Rovigo, che prende contatto con la struttura e segnala i casi. Una volta giunti presso la struttura, vengono registrate le loro generalità e vengono messi al corrente delle regole da rispettare per poter rimanere presso la struttura. “Ma si tratta semplicemente di regole di convivenza civile: rispettare gli orari d’entrata, non fumare, non ubriacarsi, farsi la doccia tutti i giorni, cercare di andare d’accordo per quanto si può, tenere in ordine, rifarsi il letto e così via – spiegano – In genere non ci sono mai stati grossi problemi e tendiamo ad essere elastici quando è possibile, per esempio in casi straordinari per quanto riguarda gli orari di rientro”. Ogni ospite ha la sua storia: “sono in larga parte stranieri, ma sta aumentando il numero degli italiani, arrivati al 20% – spiega ancora Pavini – Forse perché c’è un disagio sociale in crescita, o forse semplicemente perché è aumentata la visibilità dell’Asilo”. L’età è ancora più variabile: ragazzi sulla ventina, ma anche adulti (la fascia più rappresentata va dai 35 ai 49 anni) e talvolta perfino minorenni. Uomini, ma anche donne (un quarto del totale), generalmente disoccupati, pur in possesso di un titolo di studio solitamente medio-alto. Nei tre anni di attività l’Asilo ha visto passare 228 persone: alcune di loro sono tornate una seconda volta, altre sono partite per chissà dove. Ma molte hanno trovato una imboccato la strada giusta. I dati relativi al 2005 sembrano confortanti: una volta lasciato l’Asilo, più del 60% degli ospiti ha trovato una soluzione stabile.

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