venerdì 21 novembre 2008

Bocciato il carbone a Porto Tolle

Publicato su Carta n. 43

Perfino la commissione Via della Regione Veneto ha espresso dubbi sulla riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle. Uno smacco per Enel, che dalla Via regionale mai aveva ricevuto un cenno di dissenso, vedendosi approvare persino i due progetti presentati in precedenza, sempre rigettati dalla Via nazionale. A inceppare l’iter sarebbe stato un documento presentato dalla Procura di Rovigo, che ha indotto i commissari veneti a formulare ben 23 richieste di chiarimento all’Enel.

Il contenuto del documento, del resto, è esplosivo. Si tratta di una relazione tecnica, stilata a partire dall’agosto 2007 su richiesta della Procura di Rovigo dagli ingegneri Alfredo Pini e Paolo Rabitti e dal dottor Stefano Scarselli, consegnata alle commissioni nel giugno scorso. Ottanta pagine di rilievi per fare luce su possibili rischi per la salute e per l’ambiente legati alla riconversione a carbone: a partire dall’inchiesta sui danni prodotti in passato dalla centrale termoelettrica e “tenuto conto delle problematiche ambientali collegate alle centrali Enel di Civitavecchia e Brindisi Sud alimentate a carbone”, si legge nel documento, la Procura chiede di sapere in particolare “se nel progetto di riconversione a carbone della centrale Enel di Polesine Camerini siano stati previsti, in maniera adeguata e secondo le migliori tecnologie disponibili, impianti o apparecchi destinati a prevenire conseguenze negative sulla salute e sull’ambiente” e “se la rete di monitoraggio delle emissioni prevista dal progetto è adeguata sia in termini qualitativi, sia quantitativi”.
Le conclusioni messe nero su bianco dai consulenti tecnici danno parere negativo per tutti i punti. Innanzitutto criticano la mancanza di qualsiasi proposta alternativa al carbone: “L’alternativa consistente nell’ambientalizzazione dell’impianto esistente a olio non viene neppure valutata e quella del gas naturale viene considerata solo qualitativamente e con presupposti discutibili, se non errati”. Quanto agli strumenti per ridurre le emissioni in atmosfera, il documento parla apertamente di “sottovalutazione” da parte di Enel. Nel paragrafo successivo, i consulenti rincarano la dose, parlando di “scarsa considerazione da parte di Enel nei confronti di inquinanti molto critici quali mercurio, arsenico e selenio, tipici delle centrali a carbone” e sottolineando che “le immissioni primarie e secondarie di polveri fini e ultrafini della centrale, così come quelle di alcuni altri inquinanti particolarmente tossici si possono stimare ampiamente superiori rispetto alle previsioni di Enel”. A questo si aggiunge l’inquinamento prodotto dalle 1.500 chiatte che ogni anno trasporteranno il carbone attraverso la Busa di Tramontana, “ignorato nel progetto”, benché le emissioni “ricadrebbero soprattutto nelle aree limitrofe investendo direttamente zone sensibili e ad alto pregio naturalistico”. Perplessità infine anche sullo smaltimento di gessi, ceneri e fanghi derivanti dai processi di produzione, “la cui destinazione rimane nell’ambito di ipotesi tutte da verificare”. Infine i sistemi di monitoraggio che corrispondono “ai requisiti minimi attesi” ma non sono ritenuti comunque soddisfacenti: “A fronte di un impianto industriale di ingente portata – scrivono – è lecito attendersi uno sforzo maggiore da parte del proponente”. Che il monitoraggio sia o meno adeguato, per gli autori non fa comunque molta differenza, dato che, concludono, “osservare correttamente un fenomeno non vuol dire, purtroppo, saperlo fronteggiare e mitigarne gli effetti”.
Lo stop all’iter da parte dei commissari regionali, oltretutto, è arrivato nonostante Enel avesse già allegato alla documentazione una ventina di pagine di controdeduzioni, che cercavano invano di ribattere alle affermazioni della Procura. Evidentemente non hanno convinto. Enel si consolerà con i buoni rapporti con l’informazione: dei quattro quotidiani locali, sono uno ha informato dell’intervento della Procura. Gli altri hanno minimizzato. Uno addirittura non l’ha mai data.

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