martedì 10 maggio 2011

Come perdere l'ultima enclave. La «rossa» Rovigo al voto

pubblicato su www.estnord.it

Undici candidati sindaco, 26 liste e oltre 700 aspiranti consiglieri sono i numeri record della campagna elettorale a Rovigo, dove il centrosinistra va in pezzi dopo cinque anni di governo e la destra cerca la vittoria al primo turno, imbarcando anche Fiamma Tricolore e Forza Nuova.

Solo il ballottaggio potrebbe ribaltare le sorti della sfida elettorale nel capoluogo polesano, una delle poche realtà ancora in mano al centrosinistra, che oggi rischia di perdere clamorosamente. Nel 2006, l'attuale primo cittadino, Fausto Merchiori, aveva strappato Palazzo Nodari al centrodestra per appena 15 voti. Oggi la coalizione che lo ha sostenuto è frantumata in tre. Il Partito Democratico ha scelto ancora una volta lo smarcamento dalla sinistra, ma perde parecchi pezzi anche al proprio interno.

La decisione della segreteria di rinunciare alle primarie e di scegliere come candidato Federico Frigato, giovane ex segretario della Margherita locale ed attuale presidente del consiglio provinciale, ha provocato scontento e perfino defezioni tra gli ex Ds. Frigato non ha lesinato risorse per la campagna elettorale, curata dalla stessa agenzia che ha fatto vincere Orsoni a Venezia e con un programma praticamente copiato dai «100 punti per Firenze» di Matteo Renzi. Ma è tutt'altro che un rottamatore. Corre supportato da una coalizione variegata, che comprende i socialisti, l'Api e perfino la lista degli Autonomisti Federalisti, ex leghisti transitati un paio di anni fa in Progetto Polesine, una civica ispirata al Progetto Nordest di Panto.

Intanto, tra i fuoriusciti democratici, una fetta consistente guarda a Sel, dove si è trasferita l'ex vicecapogruppo in consiglio comunale, Cinzia Sivier. Il partito di Vendola, alleato all'Italia dei Valori, candida l'ex segretario della Cgil, Giovanni Nalin, anch'egli uscito dal Pd in tempi recenti. Per Nalin la sfida è doppia: il voto deciderà non solo il peso di due partiti, Sel e Idv, finora scarsamente radicati a Rovigo, ma sarà anche una rivalsa rispetto alle scelte dei democratici, con cui si tornerà a fare i conti al ballottaggio.

Sfuma invece il sogno di una sinistra unita e alternativa al partito di Bersani. La Federazione della Sinistra, che accoglie Rifondazione, Comunisti Italiani e Verdi, corre per conto proprio, candidando l'ex consigliere comunale Matteo Masin. Va in discarica il «cantiere» costruito mesi fa dai partiti di sinistra per correre uniti alle elezioni, con le due sinistre che si accusano a vicenda di averne decretato la fine.

La situazione non è meno disarticolata al centro, dove è naufragato il progetto di una formazione unica centrista. L'Udc ha perso diversi uomini, tra chi è entrato nel Partito Democratico, chi nel Pdl e chi presenta una propria lista civica con l'intento di unirsi al centrodestra al ballottaggio. Andrà per conto proprio, candidando Riccardo Rizzo, ex assessore indipendente proprio nella giunta Merchiori. Futuro e Libertà tenta la corsa solitaria e altrettanto la lista Presenza Cristiana, che candida un ex assessore di centrodestra, ma ha tra i suoi esponenti di rilievo anche l'ex assessore allo sport dell'ultima giunta di centrosinistra.

Per tutta risposta, la destra si ricompatta intorno al nome di Bruno Piva, medico rodigino, allargando la coalizione perfino alle frange più estreme. Oltre al Pdl e alla Lega Nord, sostengono il candidato anche la Fiamma Tricolore, Forza Nuova e la Destra di Storace, oltre all'Alleanza di centro e varie liste civiche. L'unico fattore che potrebbe impedire alla coalizione di Piva di vincere al primo turno è proprio l'estremo sbilanciamento verso destra, che potrebbe scontentare l'elettorato moderato. Senza contare che le lotte interne al Pdl, inasprite durante le ultime elezioni regionali dallo scontro tra i due ex assessori Renzo Marangon e Isi Coppola, sono state congelate troppo in fretta nelle scorse settimane. Gli unici frammenti di centrodestra che scelgono la strada solitaria sono ex leghisti come la civica del rugbista Maurizio Bordin e gli autonomisti di Veneto Stato.

Coerentemente solitario il Movimento 5 Stelle, che, sfoggiando tutto l'armamentario retorico di Beppe Grillo contro la vecchia politica, scende in campo con una civica di volti nuovi, in larga parte giovani e digiuni di politica, guidata dall'architetto Michela Furin. Visto il panorama tanto convulso, specie a sinistra, l'unico exploit memorabile potrebbe essere proprio quello dei grillini.