domenica 6 aprile 2008

"Buco" all'interporto, Borgatti attacca il Comune

dal Corriere del Veneto del 6 aprile 2008

ROVIGO - «Noi abbiamo rilanciato l’Interporto. E’ colpa del Comune se il bilancio è in passivo». La cifra la dà il presidente di Interporto Rovigo Spa, Mario Borgatti: 770mila euro il deficit accumulato nel 2007 dalla società. Ma respinge le accuse di cattiva gestione, giunte in questi giorni specialmente dagli industriali. «Va ricordato che i presidenti che mi hanno preceduto, Cesare Guarnieri e Agostino Melloni, rappresentavano proprio gli industriali e le piccole e medie imprese – ribatte – Quando ci è stata consegnata la gestione, il debito era di sei miliardi di lire e l’intero Interporto era bloccato dal Ministero dell’Ambiente per motivi di sicurezza idraulica».
Da allora, aggiunge Borgatti, l’Interporto è cresciuto comunque, realizzando 42mila metri quadrati di capannoni al servizio della movimentazione merci. «E le possibilità di espansione sono ancora notevoli. La struttura logistica ha bisogno ancora di piazzali e magazzini per le imprese che chiedono di insediarsi». L’anno scorso la partecipata avrebbe incassato circa un milione e mezzo di euro, cifra che comprende probabilmente anche i finanziamenti ottenuti. Sui dettagli del bilancio, tuttavia, Borgatti ancora non si dilunga: «Ne discuteremo prima con l’assemblea dei soci a fine aprile». Il «buco» di 770mila euro è però un dato di fatto. «Se c’è un deficit è per colpa del Comune – accusa –. In particolare, il blocco delle aree industriali ha impedito all’Interporto di incassare finanziamenti necessari non solo per il pareggio del bilancio, ma anche per la realizzazione delle nuove aree. Ad esempio, ha bloccato la costruzione, già programmata e appaltata, di una nuova banchina al di là del ponte di Bosaro, al servizio di quell’area industriale». Per non parlare della variante urbanistica contro l’insediamento della centrale a olio di colza e dell’impianto di macinazione del clinker: solo quest’ultimo avrebbe comportato una perdita di 200mila euro. Dal Comune, inoltre, l’interporto attende l’agibilità, richiesta ancora nel 2006, per ottomila metri quadrati di capannoni già costruiti e inutilizzabili. «Se ci avessero consentito di vendere le aree – dice Borgatti – il bilancio sarebbe già in pareggio». Intanto si pone il problema di ripianare il passivo dell’anno scorso: «Il Cda proporrà all’assemblea dei soci di ridurre il capitale sociale della cifra equivalente al nostro deficit finanziario, per cui né il Comune, né la Provincia saranno chiamati a ricapitalizzare». Quanto al futuro della struttura, Borgatti ventila tre ipotesi: vendere l’intera area a privati, costituire una società immobiliare che affitti la struttura logistica oppure lavorare assieme alle istituzioni sul business plan per pensare ad un rilancio. Ma lui fa capire che la privatizzazione non gli piace: «L’Interporto deve rimanere nelle mani della politica perché siano rappresentati gli interessi del nostro territorio».

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