martedì 1 aprile 2008

Interporto, bilancio in rosso di 700mila euro

dal Corriere del Veneto del 1° aprile 2008

ROVIGO – Bilancio in rosso per la società Interporto di Rovigo Spa. I soci della partecipata che gestisce l’area intermodale a ridosso del Canalbianco si sono incontrati ieri per discutere e approvare un consuntivo ancora una volta in forte passivo: quest’anno, infatti, il «buco» si aggirerebbe attorno ai 700mila euro, mentre appare tutt’altro che limpido il futuro di una struttura che stenta ancora a decollare.
Ammette il deficit il presidente Mario Borgatti, che pure minimizza sulla gravità della situazione: «Non è una grossa novità che il bilancio sia in rosso. Si è verificato anche l’anno scorso e la cifra è analoga alle precedenti perdite». Se a questo nuovo passivo seguiranno azioni di risanamento, il presidente si riserva di dirlo solo fra qualche settimana, dopo aver consultato i soci.
Per ripianare il debito si approderà probabilmente ad una nuova ricapitalizzazione della partecipata. «La nostra società potrebbe decidere di investire nuovi capitali – dice Borgatti – ma questo si deciderà solo dopo l’assemblea dei soci, probabilmente verso la fine di aprile». Quasi sicuramente non saranno gli enti pubblici ad aprire il portafoglio per sanare i conti in rosso di Interporto di Rovigo Spa. Dal Comune, che detiene circa il 18% delle azioni della società, arriva il «no comment» dell’assessore alle Partecipate Angelo Milan: «Ho già detto in passato che andrebbe rivisto il rapporto tra il nostro ente e le società partecipate», commenta laconico. Del resto, a mettere i paletti più grossi è la Legge Finanziaria, come ricorda il presidente della Provincia, Federico Saccardin: «Con la finanziaria – spiega – non è più consentito agli enti pubblici di finanziare le società partecipate». Dunque nemmeno Palazzo Celio, terzo azionista della società con il 16% delle quote azionarie, immetterà nuovo capitale nelle casse vuote della società.
Quanto al futuro, le nebbie si dissolveranno forse con la presentazione del piano finanziario elaborato dai gestori. Bilancio di previsione su cui influirà inevitabilmente il limite imposto dal Comune all’edificabilità nelle aree di proprietà della società. Dopo le polemiche sull’insediamento di una centrale a olio di colza e di un impianto per la macinazione del cemento, la variante urbanistica ha messo la parola fine alla nascita di insediamenti industriali inquinanti o ritenuti pericolosi. Ma ha anche sottratto facili risorse finanziarie alla società, che in questi anni ha ricavato buona parte dei propri introiti dalla vendita di aree a privati, per l’insediamento di capannoni e piccole imprese. Solamente la cessione della banchina all’impianto di produzione del clinker, progetto bocciato dall’Ulss 18 a causa delle emissioni nell’atmosfera, avrebbe portato nelle casse di Interporto Spa circa 200 milioni di euro. Ma quello che sembra ancora mancare è un vero rilancio dell’attività di interscambio che dovrebbe costituire il nodo centrale dell’area. « Le potenzialità ci sono, e sono enormi, specie per quanto riguarda la navigazione fluviale – commenta Gianni Nonnato, assessore provinciale ai Trasporti –. Il problema è che finora sono stati privilegiati gli interessi sulle aree. Un rilancio passa per la logistica: ne guadagnerebbe non solo il comparto, ma l’economia dell’area. ».

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